Perceptual Learning e riabilitazione visiva del paziente ipovedente

Cause e impatto dell’ipovisione
L’ipovisione è una condizione che comporta una significativa riduzione della capacità visiva, non correggibile attraverso l’uso di occhiali, lenti a contatto o interventi chirurgici. Le cause possono essere molteplici, tra le quali:
- la degenerazione maculare senile (patologia che rappresenta oggi la principale causa di ipovisione nel mondo occidentale)
- la retinopatia diabetica
- il glaucoma
- le distrofie retiniche ereditarie
- deficit di carattere neurologico secondari a traumi cerebrali o ischemie.
Una disabilità visiva può incidere profondamente sulla qualità di vita della persona che ne soffre, ostacolando attività quotidiane come la lettura, la scrittura, il riconoscimento dei volti, l’orientamento e la mobilità nello spazio.
Plasticità neuronale e Perceptual Learning
Negli ultimi decenni, le neuroscienze hanno dimostrato che il cervello umano mantiene un certo livello di plasticità anche in età adulta. Questa prerogativa consente ad esempio ai pazienti ipovedenti di migliorare le proprie capacità percettive sia attraverso l’adattamento spontaneo che mediante specifici programmi di riabilitazione visiva che possono guidare e influenzare questo meccanismo1.
Piero Angela introduce i concetti di plasticità celebrale per la riabilitazione dei bambini e adulti.
Uno dei meccanismi alla base di questo fenomeno prende il nome di perceptual learning (cd. apprendimento percettivo)2, un processo mediante il quale la ripetuta esposizione a determinati stimoli può condizionare e quindi ottimizzare la capacità del sistema visivo di elaborare stimoli provenienti dall’ambiente in maniera più efficace.
L’apprendimento percettivo applicato alla riabilitazione visiva è quindi un processo di apprendimento sensoriale3 che può condurre a miglioramenti nelle prestazioni visive attraverso l’allenamento ripetuto con stimoli visivi specifici.
In sostanza, questo fenomeno si basa sull’idea che, successivamente ad un danneggiamento parziale della funzione visiva, il sistema sia in grado di adattarsi permettendo un potenziamento delle capacità residue.
Strategie riabilitative e prospettive future
Gli studi sul perceptual learning attribuiscono grande importanza alla tipologia dello stimolo visivo adottato5. Esiste una specificità riferita allo stimolo proposto, ovvero è possibile aspettarsi miglioramenti correlati principalmente per il tipo di abilità per cui il paziente si allena.
Ad esempio, chi si esercita nella percezione dei dettagli di immagini fisse, potrebbe non mostrare automaticamente miglioramenti nella visione di oggetti in movimento.
I miglioramenti percettivi sarebbero associati a cambiamenti funzionali nella corteccia visiva e nelle altre aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione delle immagini4 (cd. plasticità neuronale).
L’apprendimento percettivo sarebbe quindi reso possibile da un certo gradiente di plasticità del sistema visivo. Infatti, studi scientifici hanno mostrato che l’allenamento percettivo può coinvolgere diversi meccanismi a livello neuronale in base alla patologia causa di ipovisione e al tipo di danno conseguente.
In presenza di uno scotoma centrale (area di non visione posta al centro del campo visivo), come nel caso della degenerazione maculare senile, il cervello può riorganizzarsi imparando ad utilizzare una area specifica adiacente allo scotoma (locus retinico periferico) per sopperire alla regione retinica mancante per osservare al meglio le immagini.
Esiste inoltre una teoria per cui, attraverso l’allenamento e la ripetuta coattivazione neuronale, i neuroni responsabili dell’elaborazione di determinati stimoli visivi possono diventare più efficienti, permettendo al soggetto di percepire dettagli che prima non riusciva a distinguere.
Un ulteriore fenomeno indotto è legato al possibile miglioramento dell’integrazione multisensoriale. Nei pazienti ipovedenti, il cervello può ottimizzare l’accesso e l’integrazione di informazioni provenienti da altri sensi, come il tatto o l’udito, per compensare la riduzione dell’input visivo.
Sono numerosi gli studi scientifici che attribuiscono al perceptual learning possibili potenziamenti di abilità visive.
Come detto, in caso di degenerazione maculare senile, con conseguente perdita della visione centrale, esercizi mirati, possono aiutare il paziente a stabilizzare la fissazione eccentrica per sfruttare al meglio una zona adiacente a quella lesionata per osservare i dettagli.
Sono stati inoltre proposti programmi riabilitativi basati su stimoli a basso contrasto per aiutare a migliorare questa capacità che si riflette sulla facilità di distinguere ad esempio gli oggetti dallo sfondo.
Gli esercizi possono essere anche mirati al migliorare la velocità di individuazione di stimoli laterali6–13, elaborazione di immagini particolari oltre che incrementare la velocità e l’accuratezza nella lettura.
I training che supportano la riabilitazione possono avvalersi di diversi strumenti sia ad alto che a basso contenuto tecnologico.
Sicuramente l’avvento di nuove tecnologie supportate anche da intelligenza artificiale permettono di ottenere un maggior controllo dell’attività svolta ed estendere quando possibile l’allenamento a casa, con indubbi vantaggi in termini di continuità del trattamento.
Risultati attesi e fattori individuali
Quando si parla di riabilitazione visiva e possibili risultati attesi occorre ricordare alcuni aspetti che in un certo senso rappresentano una sfida per il riabilitatore. Esiste una variabilità individuale, ovvero non tutti i pazienti rispondono allo stesso modo all’allenamento percettivo: età, severità dell’ipovisione e motivazione del paziente possono essere fattori determinanti.
L’obbiettivo finale è trasferire le abilità apprese in benefici nella vita quotidiana, talvolta per favorire questo passaggio è necessario dotarsi di ausili specifici.
La durata dell’allenamento necessario può variare da persona a persona e deve essere costante.
La persistenza dei benefici ottenuti attraverso il training può dipendere da diversi fattori, fra cui la patologia causa della riduzione visiva (presenza di patologie degenerative con andamento progressivo) e la capacità del paziente di rimanere attivo continuando ad applicare le abilità apprese nello svolgimento delle attività della vita quotidiana.
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