Pandemia globale: quali sono le criticità palesate?

Redazione Emianopsia
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La recente pandemia globale ha evidenziato problematiche e debolezze strutturali del progetto di assistenza domiciliare.
Sommario

    L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha travolto come uno tsunami la quotidianità di tutti noi, minando sicurezze e stabilità di ogni Paese. Obnubilati dalle tragiche conseguenze, sia economiche che sociali, scaturite dalla pandemia globale, facciamo fatica a trovare anche solo un accenno di nota positiva; volendoci però approcciare con una mentalità analitica a questa fattispecie, possiamo tuttavia cercare di individuare, analizzare e interiorizzare quelle mancanze e limiti che hanno palesato criticità organizzative, strutturali e culturali su cui è, ora più che mai, necessario agire.

    Prima di iniziare vi proponiamo un breve video di Sanità Informazione in cui Giuseppe Limongelli, Coordinatore Centro Malattie Rare della Regione Campania, ci offre una serie di riflessioni sui sistemi adottati durante l’emergenza sanitaria.

    Teleconsulto e telemedicina sono i principali sistemi adottati durante l’emergenza sanitaria.

    La pandemia globale ha tracciato la strada da seguire: l’iperconnessione

    Ruotando attorno a temi e concetti fondamentali per il concetto di telemedicina, uno dei primi punti su cui intervenire è l’esigenza, ormai manifesta, di un sistema sanitario iperconnesso, capace di scambiare ed elaborare dati (come ad esempio le cartelle dei pazienti) in maniera capillare, donando così maggiore dinamicità e fluidità all’intero sistema sanitario.

    Una fotografia della situazione italiana vede privilegiare l’utilizzo dell’e-mail come strumento più impiegato da medici di famiglia (85%) e specialisti (81%); Whatsapp, utilizzato per gestire le visite e per scambiarsi dati di tipo clinico, si attesta invece sul 64% per i primi e sul 57% per i secondi 1.

    La pandemia globale che ci ha travolti nel 2020 ha accelerato il fenomeno di implementazione della modalità di cura del paziente a distanza all’interno dei processi dei sistemi sanitari nazionali. La crisi ha in questo modo amplificato la consapevolezza percepita dalle persone, orientandole verso una maggiore comprensione di quanto un’organizzazione efficace e strutturata, volta a promuovere la digitalizzazione dei servizi sanitari, possa iniettare benefici a tutto il settore sanitario.

    Una nuova filosofia

    Si è così andato a delineare il pensiero che l’ospedale e gli ambulatori medici non possono più rappresentare l’unica risposta ai bisogni di salute; la medicina deve bensì trovare una sua collocazione naturale all’interno del territorio e di fondamentale importanza diventa quindi affiancare i medici di medicina generale fornendogli tutti gli strumenti da permettergli di prendere delle decisioni diagnostiche qualificate.

    Grazie ai sistemi di tecnologia avanzata si è venuto a creare un network capace di interconnettere facilmente colleghi, specialisti, ospedali e medici generici di modo tale da consentire la formulazione di vere e proprie diagnosi in supporto del paziente direttamente a casa o nello studio del medico di base.

    Questa nuova filosofia assicura quindi un’assistenza più tempestiva dei pazienti (messi adesso al centro del sistema sanitario) e contribuisce a portare dei vantaggi anche per quanto riguarda il problema dell’affollamento nei pronto soccorso, riuscendo finalmente a gestire i pazienti da remoto.

    Un quadro tutt’altro che lusinghiero

    A dispetto di un incremento, registratosi nel 2019, della spesa a favore della sanità digitale pari al 7%, i dati riguardo la diffusione della telemedicina in Italia sono tutt’altro che confortanti: la teleassistenza è infatti utilizzata solo dal 4% dei medici generici; mentre scende al 3% l’impiego della televisita. Notiamo invece un leggero miglioramento nel trend se spostiamo la nostra attenzione sull’offerta di servizi di telerefertazione, in particolar modo per quanto riguarda gli esami della funzione respiratoria (21%) e l’ECG (19%) 2.

    Un ostacolo da superare

    Un grande limite da superare è invece rappresentato dalla percezione che si ha del processo di ricerca, trattazione e acquisto di beni e servizi inerenti al campo della telemedicina: il così detto procurement. Attorno a questo processo aleggia un’opinione tutt’altro che lusinghiera: la sua struttura rigida e il complesso quadro normativo che lo circonda, rendono il procurement una vera e propria sfida per le aziende sanitarie, procedimento reso ancor più greve da una carente conoscenza di strumenti e modalità d’acquisto delle tecnologie digitali.

    La speranza resta quella di saper far fruttare gli insegnamenti che, volenti o nolenti, la pandemia globale ci ha presentato. La telemedicina rappresenta quindi la più ragionevole opzione di sviluppo dell’intero sistema sanitario nazione, i passi avanti nel settore tecnologico hanno ormai resto concreta questa possibilità, adesso il passo successivo diventa quello di riorganizzare molta della struttura organizzativa sanitaria.

    Va infine salvaguardato il rapporto fiduciario medico-paziente cercando quindi di accompagnare il paziente verso questa nuova modalità di usufruire del supporto sanitario.

    Il lavoro da fare è molto per trasformare quella che al momento è un’opportunità in un sistema quotidiano, normato e sicuro.

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    WHITE PAPER

    Telemedicina in Italia, l’esperienza post Covid-19

    Bibliografia

    1. PPHC | Telemedicina: in Italia non è mai partita davvero. E oggi il Covid-19 svela la debolezza del nostro paese. Febbraio 2020| Angelica Giambelluca.
    2. Ibrid.
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