Esoscheletro per la riabilitazione: come funziona
La redazione di Emianopsia è lieta di ospitare la dott.ssa Cadri, Dottoressa in Neuroscienze e Riabilitazione Neuropsicologica, che ci proporrà una panoramica sull’utilizzo dell’esoscheletro per la riabilitazione.
Il processo neuroriabilitativo
La neuroriabilitazione è un processo attivo, dinamico e interdisciplinare, che va dalla rieducazione cognitiva a quella motoria, ed è orientato al ripristino funzionale e del massimo livello di autonomia compatibile alle abilità residue del paziente.
Principalmente, il processo neuroriabilitativo è rivolto a persone con disabilità, permanente o temporanea, secondarie a una lesione del sistema nervoso centrale o periferico, come nel caso di traumi cerebrovascolari o lesioni spinali. Sono queste le condizioni che, più di altre, causano serie conseguenze sia dal punto di vista fisiologico e motorio che in termini cognitivi e psicologici, impattando la qualità di vita del paziente e della sua sfera famigliare.
Tutti noi, ad esempio, siamo solitamente abituati a concepire gesti come alzarsi in piedi, andare a prendere qualcosa o guardare qualcuno negli occhi come spontanei e naturali. Purtroppo, in alcuni casi queste quotidianità diventano solo un ricordo o un limite per la persona che, improvvisamente, è costretta a cambiare i propri schemi di vita. Grazie alle conoscenze del 21° secolo, la tecnologia e la robotica in ambito neuroriabilitativo cercano di far fronte a queste limitazioni, con un impatto sempre più importante nella pratica clinica.
Neuroriabilitazione robotica
La neuroriabilitazione robotica, difatti, risulta in forte espansione negli ultimi anni, con uno sviluppo costante di apparecchiature tecnologicamente avanzate per agevolare i programmi rieducativi e per ridurre la disabilità dell’individuo. Ad oggi, grazie alla medicina robotica, esistono numerosi strumenti, rivolti a una vasta gamma di quadri clinici, in grado di massimizzare le potenzialità di recupero neurologico dopo lesioni cerebrali o spinali. Un esempio dell’utilizzo di devices robotici in questo ambito sono i programmi riabilitativi che si servono di un esoscheletro indossabile.
Esoscheletro per la riabilitazione
L’esoscheletro utilizzato nella medicina riabilitativa è un dispositivo elettromedicale per la deambulazione rivolto a persone affette da debolezza, deficit motori o paralisi degli arti inferiori, come nel caso di quadri clinici con esiti da lesione del midollo spinale.
La parola exo, in greco, significa “fuori” e contrariamente al nomale scheletro umano che sostiene il corpo dall’interno, un esoscheletro sostiene il corpo dall’esterno permettendo all’utente di rafforzare e migliorare il coordinamento del movimento volontario degli arti inferiori. In particolare, la struttura dell’esoscheletro prevede una serie di componenti, corrispondenti alle articolazioni, realizzate con materiali leggeri ma resistenti, come l’acciaio e il carbonio, per garantirne la sicurezza.
Tramite valutazioni mediche, fisioterapiche e neuropsicologiche si prendono in esame i criteri di inclusione ed esclusione all’utilizzo dell’esoscheletro, valutandone costi e benefici per ogni singolo individuo. Questo perché il training con l’esoscheletro è personalizzato e specifico per le caratteristiche del paziente.
Tendenzialmente, il suo utilizzo richiede un’adeguata formazione dell’utente e prevede un programma riabilitativo intensivo, organizzato in maniera gerarchica e con obiettivi specifici. Nelle prime fasi, il training mira alla rieducazione all’esercizio fisico e alla motricità; successivamente, il lavoro è incentrato sull’acquisizione della stazione eretta e del cammino. Durante il training, grazie al sostegno dell’esoscheletro, il paziente sposta e fa oscillare il suo peso corporeo, cercando di mantenere l’equilibrio.
L’impiego di tali tecnologie produce miglioramenti relativamente al recupero motorio, grazie anche ai numerosi feedback di cui il paziente può usufruire. Quindi, la neuroriabilitazione, specie quella che coinvolge i devices robotici, non è solo un processo eseguito per la persona disabile ma anche un processo che viene eseguito dalla persona disabile; infatti, la consapevolezza di praticare in modo autonomo la terapia offre un’importante spinta motivazionale al paziente.
Nello scenario della neuroriabilitazione motoria sono presenti numerosi esoscheletri, differenti in caratteristiche e progettazione, che sono in continuo sviluppo e miglioramento a livello tecnico e funzionale. Fra questi, i primi a prendersi l’incarico riabilitativo sono gli esoscheletri dotati di un tronco di sostegno, in grado di coprire un elevato numero di patologie neuromotorie. Mentre, altri esoscheletri più recenti e con caratteristiche strutturali raffinate, sono pensati per un uso domiciliare.
La ricerca clinica nella riabilitazione degli schemi di deambulazione dimostra che soggetti con lesioni d’interesse neurologico o con deficit neuromotori periferici hanno un grande potenziale di recupero se sottoposti a programmi riabilitativi con devices robotici come l’esoscheletro.
Il training robotico con l’utilizzo di un esoscheletro ha lo scopo di apportare cambiamenti sia funzionali che riferiti al benessere globale del paziente, andando a modificare la modalità in cui il paziente percepisce, controlla e si relaziona con il proprio corpo. Infatti, il suo contributo interessa non solo gli aspetti fisiologici e le abilità motorie, conferendo maggior stabilità, ma anche aspetti neuropsicologici come il tono dell’umore e la percezione dell’immagine corporea.
Esoscheletro riabilitativo: uno sguardo al futuro
Al momento, non sono presenti altre tecniche neuroriabilitative che offrano un potenziale così straordinario in termini di autonomia; tuttavia, il percorso per dimostrare le potenzialità ecologiche dell’esoscheletro resta ancora lungo e con numerosi ostacoli. L’esoscheletro per la riabilitazione ha alcune limitazioni importanti, quali criteri inclusivi troppo restrittivi. Inoltre, il dispositivo è ancora molto costoso e ingombrante, per questo i ricercatori lavorano affinché, nel futuro, l’esoscheletro sostituisca definitivamente la sedia a rotelle, senza prima essersi migliorato strutturalmente e in termini di accessibilità economica.
Nonostante presenti ancora punti critici, la robotica in ambito neuroriabilitativo può inserirsi esattamente lì dove il lavoro dei medici e dei professionisti sembra non essere più sufficiente, offrendo una prospettiva riabilitativa innovativa, versatile ed efficiente se affiancata alle tradizionali terapie mediche e all’esercizio fisico. Dunque, possiamo affermare la portata innovativa di questa dimensione terapeutica che, non solo abbraccia numerose patologie e condizioni mediche, ma accelera e potenzia i tempi di ripresa e permette di guardare al futuro della riabilitazione concentrandosi maggiormente sulle autonomie di vita quotidiana.
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